Le Fortezze dell’Alba: la Speranza della Fantascienza Italiana non è ancora morta

da | Mag 14, 2025 | Recensioni, Fantascienza, Ispirazioni, Urban Fantasy

La recensione è a cura di Ximon e Clockwork.

Nelle nostre avventure attraverso i panorami della fantascienza italiana, ci siamo imbattuti in un curioso caso editoriale: Le Fortezze dell’Alba, pubblicato da Delos Digital nel 2024, è infatti scritto da Daniela Piegai, autrice che negli anni ‘80 contribuì con il già noto (a oggi defunto) Lino Aldani col romanzo Nel Segno della Luna Bianca. L’introduzione stessa (a cura di Laura Coci) conferma che il romanzo è rimasto nel cassetto per quasi quarant’anni, per poi trovare una cruciale pubblicazione solo in questo decennio.

Ma per spiegarvi com’è successo, dobbiamo parlarvi prima del romanzo stesso.

Una gioventù dispersa

La storia si apre con i romantici sogni di cinque adolescenti (Gengis, Evelina, Mino, Gigio e Napoleone) che in rocambolesca fuga da un presente distopico e pericolosamente vicino al nostro cercano speranza nella rivoluzione; una rivoluzione improvvisata, disorganizzata e a tratti ingenua, che li priva di tutto e ne spezza i legami. Questo coincide con l’apparizione improvvisa dei Mix sulla Terra, manifestazioni aliene che incarnano i sogni di coloro che vi interagiscono.

Seconda metà del romanzo
Se le sorti di Gigio, Napoleone ed Evelina si fanno incerte, Gengis ritrova Mino sul pianeta Karel, in cui entrambi sono stati inviati come truppe di frontiera per resistere all’avanzata dei Mix. Insieme scoprono quasi per caso un loro avamposto e nel tentativo di esplorarlo si imbattono in una di essi, che ammalia Gengis fino a fargli perdere la ragione. Karel viene infine distrutto, e Gengis è costretto a tornare alla Milano da cui arriva per fare i conti col proprio passato.

Un romanzo politico

Le Fortezze dell’Alba non nasconde mai le sue carte: sin dalla prima pagina è dichiaratamente politico, con una franchezza e freschezza che non teme nulla. Se infatti il panorama editoriale fantascientifico ha da lungo smesso di mettere in discussione la società odierna in favore di critiche a società alternative i cui difetti vengono estremizzati in modo quasi cartoonesco, la Piegai non finge nemmeno per una pagina: il pericolo è qui, in petto all’Italia, a Milano e non altrove; Karel, “il pianeta su cui piove sempre”, fatto di autorità militari e segreti viziati, non è che un’allegoria.

Questo approccio politico si declina però sul fronte unicamente individuale: non ci sono fazioni o ideologie, nazioni o schieramenti, bensì solo Gengis e i suoi conflitti interiori. Il giovane rivoluzionario è al costante inseguimento di un passato perduto, di un’adolescenza sognatrice irrecuperabile, e disposto a recarsi ai confini della galassia nel disperato tentativo di replicare quella lotta che lo aveva definito in gioventù.

Seconda metà del romanzo
Quando Karel viene distrutto, il ritorno di Gengis a Milano è traumatico: ritrovare i luoghi dell’adolescenza e un’improbabile visita a Evelina lo lasciano vuoto e insoddisfatto, e nonostante abbia raggiunto gli obiettivi che credeva di essersi posto, riparte per una nuova spedizione militare, alla ricerca di quella stessa lotta eterna che lo ha contemporaneamente strappato e legato alla realtà.

Inseguendo l’utopia

Se il messaggio politico arriva forte e chiaro al lettore, risulta invece di più sottile interpretazione – ma non per questo di minore impatto – il sottotesto puramente idealistico che pervade l’intero romanzo. Tra le righe de Le Fortezze dell’Alba, infatti, vi è un costante anelito alla liberazione dell’umanità, al costruire un mondo migliore in cui la nostra specie possa finalmente disfarsi dell’istinto di sopraffazione, per abbracciare uno stato di empatia e armonia collettiva.

Puri ed evanescenti come miraggi, i Mix sono l’allegoria di questo desiderio: la città sotterranea che hanno edificato su Karel è l’immagine tanto vicina quanto inafferrabile del mondo ideale sognato da Gengis e i suoi compagni; ed evocato, sia pure per un breve momento, da una giovane Evelina, nella meravigliosa scena in cui danza per i suoi compagni sotto la luce oscillante di un falò, donna-strega che si spoglia di se stessa per riconnettersi all’innocenza della natura e restituirne una labile immagine a coloro che non potrebbero percepirla altrimenti.

È con questo incanto fiabesco che Le Fortezze dell’Alba ipnotizza il lettore, conducendolo per mano attraverso una cascata di sogni infranti e amare speranze, con uno stile delicato, musicale, onirico ma mai surreale.

Tiriamo le somme

Le Fortezze dell’Alba non è solo un romanzo di fantascienza: è un viaggio attraverso gli ostacoli e le gioie della crescita, dalla rabbia rivoluzionaria dell’adolescenza alla stanca rassegnazione dell’età adulta; ma è anche una storia d’amore, quello straziante perché non corrisposto, o perduto, o vuoto, o tutte e tre le cose insieme. È un romanzo politico, che non ha paura di esporsi e dice le cose così come stanno, senza giri di parole. In breve, rappresenta la massima espressione della fantascienza.

Si sentiva da tanto il bisogno di un romanzo così, e ci è quasi dispiaciuto giungere all’ultima pagina e riporlo sullo scaffale. Al punto che, nei giorni successivi alla lettura, abbiamo cominciato a chiederci se tra quelle righe non vi fosse altro, o se non avessimo per caso frainteso alcune interpretazioni. In ogni caso, non volevamo abbandonare le piane brulle e piovose di Karel senza averne esplorato per bene ogni sotterraneo. Così, abbiamo contattato l’autrice per un’intervista, che sarà pubblicata sul prossimo numero della Chimera in uscita il 27 Maggio, sempre sul nostro sito.

Rimanete sintonizzati!

CORREZIONE: Per evitare di rendere la Chimera troppo… chiatta e rendere l’intervista più accessibile, abbiamo deciso di tenere l’intervista sul sito e non sulla rivista. Sarà pubblicata in data Mercoledì 4 Giugno.


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