La coda delle lucertole: un giallo weird inaspettatamente originale

da | Mag 7, 2025 | Recensioni, Fantasy, Urban Fantasy

La coda delle lucertole, pubblicazione d’esordio dell’autrice Alice Cervia, è una novella dai toni sovrannaturali uscita nel 2024 per Augh! Edizioni. La casa editrice è stata così gentile da fornirci una copia gratuita dell’opera per poterne fare una recensione; e non avrebbe potuto fare scelta migliore, poiché La coda delle lucertole si è rivelata essere una piccola perla, che siamo lieti di portare alla vostra attenzione con questo articolo.

Genealogia del mondo altrove

Vincenzina è una ex-studentessa universitaria che ha mollato gli studi a un passo dalla laurea, per protesta contro un sistema che vede come eccessivamente pressante e ingiusto. Oggi vive nello scantinato di un condominio in una città non meglio precisata, e ha adottato una professione quanto mai inusuale: ricostruire alberi genealogici su richiesta. I clienti di solito sono tanti, ma è in un momento di magra che Vincenzina si imbatte nell’enigmatico Ruben, un uomo che se ne va in giro con abiti bizzarri e parla da solo. La richiesta che ha per la protagonista è altrettanto bizzarra: ricostruire l’albero genealogico di un certo Mario, individuo morto anni prima e del quale non si sa niente.

Tuffatasi a capofitto nell’indagine, Vincenzina scopre ben presto che Ruben è un cacciatore di spettri, un mercenario dedito a rispedire nell’aldilà le anime ribelli che decidono di restare sulla Terra, e che Mario è solo il frammento di un disegno molto più grande, un puzzle i cui pezzi sono dispersi a metà tra il mondo dei vivi e quello dei morti; un enigma che solo Vincenzina sembra essere in grado di risolvere.

Una trama elaborata…

Leggendo La coda delle lucertole, la cosa che più sorprende è senza dubbio la complessità dell’intreccio. Da un’opera di questa brevità (quarantasette pagine in tutto) normalmente ci si potrebbe aspettare una storia più lineare, facilmente adattabile a una narrazione destinata a esaurirsi in breve tempo. Invece Alice Cervia prende la strada opposta e partorisce un meccanismo narrativo che unisce weird e giallo, in un connubio che non sfigurerebbe in un romanzo propriamente detto.

Complice anche lo stile dell’autrice, scorrevole e senza fronzoli, la narrazione procede a un ritmo serratissimo ma mai confuso, trascinando il lettore in una giostra sempre più veloce, che raggiunge la massima accelerazione con due colpi di scena ben riusciti e termina il giro in un finale dolceamaro, in cui Vincenzina scopre la verità sul suo effettivo ruolo nelle indagini – molto più importante di quanto pensasse all’inizio – e Ruben mette un punto alla ricerca di Mario, che lo ha tenuto impegnato per forse troppo tempo. In queste battute finali l’atmosfera onirica, quasi surreale, che pervade l’intera novella raggiunge il suo culmine, approcciandosi al tema della morte – e del ruolo di Dio in essa – da un punto di vista inaspettato.

…forse troppo

Nonostante l’ambientazione realistica, La coda delle lucertole non ci pensa nemmeno a rimanere con i piedi piantati a terra. Sembra più una visione, un sogno rarefatto raccontato a un passante. E se da un lato questo risulta essere il più grande pregio della novella, dall’altro ne è anche un difetto: perché, come si diceva pocanzi, abbiamo una grande quantità di eventi ai limiti del metafisico che vengono raccontati in pochissime pagine. Di conseguenza, a nessuno di essi viene concesso lo spazio che avrebbero meritato, lasciando il desiderio di vedere di più.

La genealogista e il cacciatore di anime

I personaggi, di contro, sono pochi e tutti caratterizzati in maniera molto semplice. Ruben, come detto, usa abbigliarsi in maniera quanto mai inusuale, indossando un costume di carnevale diverso ogni giorno; un’abitudine, a suo dire, necessaria per attirare a sé le anime da catturare, che rinchiude poi in barattoli e consegna in punti specifici, indicatigli dal suo anonimo datore di lavoro. Nonostante questa vita certo non tradizionale, Ruben appare, nella caratterizzazione, sorprendentemente stabile e lucido, quasi distaccato; come un dipendente di lunga data, che ne ha viste tante e ormai quasi non fa più caso al suo lavoro.

Meno interessante è invece il personaggio di Vincenzina, che per tutta la durata della storia sembra andare avanti in maniera meccanica, apparentemente senza una motivazione diversa dal racimolare qualche soldo. Persino quando gli eventi cominciano a prendere una piega sempre più sovrannaturale non mostra reazioni significative, se non alcune brevi riflessioni al riguardo. Se questo comportamento non rappresenta, di per sé, un errore di scrittura, certo fa risultare il personaggio un po’ troppo piatto. L’antagonista della storia, infine, appare per un lasso di tempo decisamente breve; tuttavia la sua presenza scenica è di notevole impatto, al punto che all’autrice sono bastati pochi paragrafi per renderlo una minaccia incombente e spaventosa.

Conclusione

La coda delle lucertole propone un’originale commistione di generi, tenendo incollato il lettore fino alla fine grazie al suo intreccio cervellotico e alla narrazione scorrevole. Un’eccessiva densità negli eventi narrati e una caratterizzazione poco incisiva della protagonista sono difetti che non influiscono troppo su quello che, nel complesso, è un buon lavoro d’esordio di un’autrice dal futuro promettente. I curiosi che volessero avere un assaggio delle capacità narrative di Alice Cervia possono dare un’occhiata al suo racconto Come e perché Eulalia smise d’invecchiare, pubblicato sul nostro sito.

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